ENG
In the Māyā project, I have tried to execute, in visual terms, the concept of non-dualism, indivisible unity, as it has been expressed in the old texts of India, orally handed on by Gaudapāda and transcribed later on by Śankara, two of the most reputed representatives of Vedānta Advaita (Veda-Upanishad). I have graphically synthesized the concept of dualism in six triptychs, each image representing one of its phases of change. The first image in the above triptychs shows two points that share the same space and seem to be different in term of width, shape and brightness. However, they are essentially the same, showing on the inside a substratum that appears chromatically different in each image. The two points conceptually represent, in terms of dualism, our mental projections "Māyā", divided and fragmentary, upon which our thought and our society are based. For instance, mind and body, good and evil, being and not-being generate a continuous confusion as well as frustration, while the substratum can be interpreted as a "self-existing" entity, free from any qualification or duality. The second image represents the production and multiplication of the two points that create, in terms of movement, ever more complex superstructures which are articulated where the background or substratum is apparently less accessible but more bold in terms of chromatic contrast and brightness. The third image shows an evident severing of these superstructures until the two points are formally dissolved, leaving ever more space in the background which could be interpreted as a "constant reality" and "perfect unity", mentioned in the old texts as "metaphysical oneness".
ITA
Con il progetto Māyā ho cercato di elaborare in termini visuali il concetto di non-dualismo, unità che non si moltiplica, espresso nei testi antichi dell'India, tramandato oralmente da Gaudapāda e trascritto successivamente da Śankara, i due massimi esponenti del Vedānta Advaita (Veda-Upanishad). Ho sintetizzato graficamente il concetto di dualismo dividendo il video in sei trittici di cui ogni immagine rappresenta una delle tre fasi di trasformazione: la prima immagine dei suddetti trittici presenta due punti che condividono lo stesso spazio e sembrano diversi per grandezza, forma e luminosità, ma essenzialmente sono uguali e lasciano intravedere al loro interno un sostrato che cromaticamente appare in ogni immagine dissimile. I due punti rappresentano concettualmente in termini di dualismo le nostre proiezioni mentali "Māyā" divise e frammentarie che costituiscono il nostro pensiero e l'orientamento della nostra società, per esempio: mente e corpo, bene e male, essere e non-essere generano una continua confusione e altrettanta frustrazione, mentre il sostrato può essere interpretato come un'entità "auto-esistente" e libera da ogni qualificazione o dualità; la seconda immagine rappresenta la generazione e la moltiplicazione dei due punti che elaborano delle sovrastrutture in movimento sempre più complesse e articolate dove lo sfondo o sostrato risulta sempre meno raggiungibile ma più deciso nel contrasto cromatico e nella luminosità; la terza immagine si conclude con una evidente lacerazione di queste sovrastrutture fino alla totale irrilevanza dei due punti che volgono al completo dissolvimento formale, lasciando sempre più spazio allo sfondo interpretabile come "realtà costante" e "perfetta unità", descritta nei testi antichi come "l'Uno-metafisico".